Recensione "Fahrenheit 451" di Ray Bradbury


Fahrenheit 451 di Ray Bradbury
Editore: Mondadori - Data d pubblicazione: 2012 - Pag.: 180


Ma questa è la cosa meravigliosa dell’uomo: che non si scoraggia mai, l’uomo, o non si disgusta mai fino al punto di rinunciare a rifar tutto da capo, perché sa, l’uomo, quanto tutto ciò sia importante e quanto valga la pena di essere fatto. 

Alcuni libri hanno il dono di essere terribilmente attuali, anche se scritti molti anni fa. E' il caso di Fahrenheit 451 di Ray Bradbury, pubblicato per la prima volta nel 1951; un libro che praticamente hanno letto tutti mentre nella mia libreria giaceva a prendere polvere da tantissimo tempo. Ogni tanto mi ripromettevo di leggerlo, ma allo stesso tempo, non amando molto il genere distopico, ho sempre rimandato per paura che non mi piacesse. 

Per mia fortuna sono stata “costretta” a spolverarlo per la Challenge delle 3 Ciambelle (La Libridinosa, La biblioteca di Eliza e Due lettrici quasi perfette) e, anche se lo stile narrativo dimostra tutti i suoi anni, la storia e il messaggio che Bradbury ha voluto trasmettere mi hanno molto appassionata. 

La trama probabilmente, anzi sicuramente, la conoscete già. 
Guy Montag, il protagonista della storia, fa il pompiere. Ma nell'epoca in cui vive i pompieri non spengono il fuoco, al contrario lo accendono per bruciare i libri, e se necessario, anche i sovversivi che si ostinano a nasconderli. Montag ad un certo punto però entra in crisi, l'incontro con una strana ragazza di nome Clarisse lo porta a dubitare di tante cose e a farsi delle domande. Si chiede se bruciare i libri sia effettivamente un'azione giusta, mette in discussione il suo assurdo matrimonio con Mildred, completamente soggiogata dalla televisione al punto di considerarla la sua famiglia. 
Ci deve essere qualcosa di speciale nei libri, delle cose che non possiamo immaginare, per convincere una donna a restare in una casa che brucia. È evidente! 
La sua crisi diventa talmente profonda da voler lasciare anche il lavoro! Beatty, il suo capo, cerca di dissuaderlo, ma, al contrario Montag stringe amicizia con Faber, un vecchio studioso e, in seguito ad alcuni drammatici eventi si alleerà con i ribelli, persone che cercano di difendere la cultura imparando ognuno, a memoria, un libro, così da poterlo divulgare in futuro quando le cose cambieranno. 

Non riesco ad immaginare una società in cui leggere venga considerato un reato, non potrei vivere senza i miei libri. Forse per questo, mentre leggevo, ho immaginato per questa storia le stesse ambientazioni di 1997: Fuga da New York, una notte perenne. I personaggi sembrano scialbi, come se il fatto di non leggere li rendesse vuoti. Mano mano che la storia va avanti e che ai libri viene restituito il giusto valore sia i protagonisti che i dialoghi però assumono più spessore. 

Non so se il futuro immaginato da Bradbury possa essere considerato il nostro presente. Di certo, quando ha scritto il libro non sospettava che la tecnologia avrebbe fatto passi da giganti. Oggi, se i libri dovessero scomparire (mai sia!), ci sarebbe internet, in teoria nessun ribelle sarebbe costretto ad imparare a memoria i testi perché il web ci permetterebbe di continuare a leggere e ad informarci. Diverso sarebbe però se qualcuno decidesse di filtrare le informazioni e decidere cosa è possibile sapere e cosa no. A dire il vero, un certo controllo dell'informazione c'è già, o quanto meno l'interesse a far predominare alcuni pensieri rispetto ad altri, ed è per questo che considero questo libro un capolavoro. Pur non conoscendo i dettagli (e come poteva?) Bradbury ha immaginato tutto: l'appiattimento culturale, la solitudine, il controllo che qualcuno vorrebbe avere sulle nostre menti e sulle nostre azioni. Tutto questo mi fa dannatamente paura...

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