Recensione "Vipera" di Maurizio de Giovanni


Vipera di Maurizio de Giovanni
Editore: Einaudi - Data di pubblicazione: novembre 2012 - Pagine: 304



Dopo tanto tempo (troppo!) sono tornata tra i vicoli chiassosi di Napoli, in compagnia del commissario Ricciardi. 

È la prima settimana di primavera del 1932, quella che precede la Pasqua. 
“Dopo l’inverno dei silenzi, delle vie gelide battute dalla tramontana, dei geloni e della pioggia fredda, le passioni hanno accumulato tanta di quell’energia distruttiva che non aspettano altro per eruttare il loro disordine.” 
Il commissario Ricciardi e il brigadiere Maione devono indagare sulla morte di Vipera, una prostituta assassinata nella casa chiusa più nota della città, il Paradiso

Vipera, all’anagrafe Maria Rosaria Cennamo, è la punta di diamante della casa di tolleranza gestita da Madame Yvonne, la più bella, la più famosa, ma è anche quella che suscita le passioni più forti, invidia e gelosia. 

Non sarà solo l’omicidio di Vipera ad assorbire i pensieri di Ricciardi. Il suo amico Modo, che non ha mai nascosto di detestare il Duce e il regime fascista, ha un diverbio con una camicia nera e si mette nei guai. Aiutarlo significherà mettere da parte il proprio orgoglio, ma per Ricciardi l’amicizia è un valore troppo importante. 

Vipera è il sesto romanzo scritto da Maurizio de Giovanni con protagonista il commissario Luigi Alfredo Ricciardi. Dopo aver letto Il giorno dei morti (che in ordine cronologico è il quarto della serie) ho pensato che de Giovanni avrebbe potuto concludere lì questa serie. Ci sarebbero stati dei fatti incompiuti, è vero, però quel romanzo è così bello (il migliore per quanto mi riguarda!), che avrebbe regalato alla serie un finale credibile e inaspettato. 

Così non è stato, e tutto sommato ne sono contenta. Leggere de Giovanni è sempre una bellissima esperienza, anche quando, come in questo caso, il giallo passa in secondo piano rispetto alle vite dei protagonisti, al periodo storico d’ambientazione e alla stessa Napoli. Sono pagine piene di lirismo, che portano la fantasia a fare un balzo indietro nel tempo per assaporare i piatti della tradizione cilentana, vivere usanze ormai perdute che rendevano i quartieri vivi, allegri, ridondanti di vecchie melodie. Mi piacciono le storie di Ricciardi perché al centro del romanzo non c’è tanto l’indagine quanto il movente, al commissario non interessa solo scoprire chi, ma anche capire perché

I protagonisti sono sempre gli stessi, Ricciardi e i suoi tormenti, Maione, il dottor Modo, Livia ed Enrica. Rispetto però ai romanzi precedenti, questa volta, ho avuto l’impressione che Vipera, la vittima, fosse un personaggio vivo. No, con me “il Fatto” non c’entra nulla, non ho avuto visioni o cose simili, semplicemente, ho percepito in lei un’intensità e una disperazione tali da dimenticarmi che il cadavere rinvenuto all'inizio del romanzo fosse il suo. 

Il finale mi ha in parte innervosita e in parte lasciato una sgradevole sensazione perché…beh il perché non ve lo dico ovviamente!

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