Recensione "Nella mia fine è il mio principio" di Agatha Christie
Nella mia fine è il mio principio di Agatha Christie
Editore: Arnoldo Mondadori Editore – Anno di pubblicazione: 1991 – Pagine: 194
Con questo libro recupero la seconda tappa della Challenge #ReadChristie2020: leggere un libro che Agatha Christie amava particolarmente e, per quanto mi riguarda concordo con lei, tra i suoi libri è sicuramente uno dei più belli che fino ad ora ho letto.
Michael Rogers è un bel giovanotto, squattrinato, con poca voglia di lavorare e un grande sogno
“avere una casa, una bella casa elegante, una casa che non potevo neppure sperare di possedere”
e a realizzarla doveva essere il suo amico Santonix, l’architetto più geniale in circolazione.
Casualmente Michael si imbatte in una proprietà in vendita, Campo degli Zingari, una casa in rovina e un terreno, in passato appartenuta agli zingari e sulla quale sembra sia stata lanciata dagli stessi una maledizione. Ma Michael non da peso a questa storia, l’unico impedimento alla realizzazione del suo sogno è la mancanza di soldi. Non potrà mai acquistare Campo degli zingari, anche se il prezzo d’asta è molto basso.
Il destino ad un cero punto però gli sorride, incontrerà Ellie, una ricca e giovane ereditiera americana, i due ragazzi si innamoreranno, a sorpresa lei acquisterà Campo degli zingari e Santonix realizzerà per loro la casa più bella che abbia mai costruito.
Tranquilli, non è un romanzo Harmony, anche a me all'inizio ha spiazzato un po’, ma non dimenticate che a scriverlo è sempre Madame Christie, perciò, anche se questa volta non ci saranno Hercule Poirot e Miss Marple a farci compagnia non temete…qualcuno morirà!
Nella mia fine è il mio principio è stato scritto nel 1967. Le vicende sono raccontate in prima persona dallo stesso Michael Rogers e questo espediente narrativo trascina chi legge direttamente dentro la storia. Il sentore di quello che potrebbe accadere c’è fin dall'inizio ma, almeno fino ad un certo punto, sono le motivazioni a non trovar spazio perché la trama distrae, confonde, inganna. È una fiaba macabra, in cui la Christie ci regala il meglio di sé, la sua grande capacità di raccontare l’umanità nelle sue mille sfaccettature, senza sensazionalismi, ma con infinita eleganza. Questa volta, al centro della storia non c’è il giallo, non ci sono investigatori, non c’è l’indagine, ma un dramma psicologico di grande e tragica potenza, c’è il male che attrae, e la difficoltà nel distinguere la strada giusta da quella sbagliata.
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