Recensione L’Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre di Marilù Oliva

 



L’Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre di Marilù Oliva 

Editore: Solferino – Anno di pubblicazione: 2020 – Pagine: 218 



L’Odissea di Omero non credo abbia bisogno di introduzione. Chi più chi meno, in base al percorso di studi fatto, ci siamo imbattuti tutti nelle rocambolesche avventure che hanno caratterizzato il ritorno a casa del prode Odisseo dopo la guerra di Troia. Marilù Oliva però, senza snaturare il testo originale, ha voluto dar voce, questa volta, alle donne che Odisseo ha incontrato.

Mentre leggevo il libro, mi sono chiesta più di una volta, come mai gli strali dei benpensanti non si siano ancora abbattuti sul poema omerico accusandolo di essere sessista e misogino. Tutte queste donne perse dietro la figura eroica e imponente di Odisseo. Penelope contesa dai Proci e costretta ad escogitare lo stratagemma del sudario per Laerte perché il semplice rifiuto, per una donna, a quei tempi era impensabile… Insomma… Ma cosa ci fanno studiare a scuola! 

Scherzi a parte, ho amato tanto i poemi epici e L’Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre mi ha regalato diverse ore di piacevole evasione, riportandomi tra i banchi di scuola. 

Il libro è diviso in capitoli, ognuno dei quali cambia voce narrante a seconda della donna protagonista. 

La prima in cui ci imbattiamo è Calipso, ammaliante e seduttrice: “[…]non sarò mai la prima, non sono nemmeno seconda e terza, perché sono solo il ponte tra una sfida e l’altra.” Poi è la volta della dolce Nausicaa che consuma le ore a mirare i tramonti e sognare l’amore: “Noi ragazze siamo fatte così. Ci insegnano a stare al telaio e al nostro posto.” E’ il turno di Circe, sicuramente la figura più intrigante di tutte, che compresa l’astuzia di Odisseo rinuncia ai suoi incantesimi e si “prende cura” di lui per un annetto (mentre Penelope continua a tessere e disfare la sua tela :D) 

E poi ci sono le Sirene, che non riusciranno ad incantare il nostro eroe ed Euriclea, nutrice di Odisseo. 

Chiude la storia, ovviamente Penelope, astuta, fedele e determinata a difendere il trono dell’amato e garantire a Telemaco, suo figlio, la successione. 

A tenere i fili di tutta la storia è Atena, la dea detta glaucopide, che, per sua ammissione, ha una predilezione per Odisseo e la sua stirpe. 

Come ho già scritto, Marilù Oliva resta fedele al testo originale, ma la gradevolezza del suo stile e l’escamotage di un diverso punto di vista danno al lettore l’illusione di leggere una storia nuova. Inoltre, Odisseo, da molti temuto, da tanti amato e ammirato, alla fine, nel suo lungo peregrinare ci appare per quel che è, un migrante bisognoso d’aiuto e ristoro. 
“Nessun migrante è un uomo qualunque, nessuno merita di essere ignorato. Dietro ogni esule si nascondono storie che tutti dovremmo ascoltare attentamente, perché potrebbero ribaltare ogni pregiudizio.”

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