Recensione "Figlie di Brooklyn" di Jacqueline Woodson




Figlie di Brooklyn di Jacqueline Woodson
Editore: Edizioni Clichy - Data di pubblicazione: maggio 2017 - Pagine: 166



Figlie di Brooklyn l’ho acquistato a dicembre alla Fiera della Piccola e Media editoria di Roma. Ad attrarmi sono stati il colore deciso della copertina e il titolo, chi mi conosce bene, infatti, sa che New York è da sempre la meta dei miei sogni ed inevitabilmente subisco il fascino dei libri che vi sono ambientati!

"Per molto tempo, mia madre non era ancora morta. La mia storia avrebbe potuto essere più tragica. Mio padre avrebbe potuto darci dentro con la bottiglia o con le siringhe o con una donna e lasciare me e mio fratello a prenderci cura di noi stessi – o peggio, avrebbe potuto lasciarci alle cure dei Servizi per l'Infanzia di New York, dove, diceva lui, era raro ci fosse un lieto fine. Ma non è successo. Adesso so che a essere tragico non è il momento. E' il ricordo".
Le prime righe mi hanno conquistata subito. C’è qualcosa di magnetico nello stile di Jacqueline Woodson, un mix tra frasi brevi ed essenziali e periodi più lunghi che inchiodano gli occhi alle pagine ed emozionano. 

Protagonista e voce narrante del romanzo è August, una donna afroamericana, che alla morte del padre torna a Brooklyn e ripercorre passo dopo passo gli avvenimenti che hanno caratterizzato la sua infanzia e la sua adolescenza. La mamma che impazzisce per la morte in Vietnam dello zio Clyde, il trasferimento dal Tennessee a Brooklyn dove suo padre prova a ricominciare una nuova vita con lei e il suo fratellino. Un nuovo mondo di palazzi e cemento da osservare da una finestra all’ultimo dei tre piani di una palazzina e poi l’incontro con Angela, Gigi e Sylvia, le amiche con cui crescere e condividere tutto. 
“…noi quattro dividevamo il peso di crescere Ragazza a Brooklyn, come fosse una borsa piena di sassi che ci passavamo l’un l’altra dicendo, Ecco. Aiutami a portarla”.

Piccole donne con la testa piena di tanti sogni e altrettante paure, un’adolescenza vissuta tra le strade pericolose della Brooklyn del 1973, vergognandosi della propria pelle e dei propri capelli e dove la gente sogna di andar via… 

Figlie di Brooklyn è una storia di amicizia, di integrazione, ma anche di solitudine, dove l’assenza della madre di August è talmente forte e determinante da farla sembrare, per assurdo, una figura presente, dove ogni personaggio custodisce dentro il proprio dolore e la propria fragilità.

Alla fine, si intuisce che la Woodson ha messo molto di sé in questo romanzo, ispirandosi probabilmente a fatti e luoghi della sua infanzia. Chissà, forse anche lei come August, aveva dei conti in sospeso con la sé stessa bambina o semplicemente ha voluto ricreare situazioni familiari, perché come scrive nelle ultime pagine del libro “uno scrittore scrive per salvare i ricordi”. 


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