Recensione “Dai tuoi occhi solamente” di Francesca Diotallevi


Dai tuoi occhi solamente di Francesca Diotallevi
Editore: Neri Pozza - Data di pubblicazione: 4 ottobre 2018 - Pagine: 207



Le persone sono distratte, gettano via con noncuranza i loro momenti migliori. Forse sono convinte che torneranno, ma i momenti non tornano.
Dai tuoi occhi solamente è la biografia romanzata di Vivian Maier, una delle più grandi fotografe del Novecento, diventata famosa per un caso fortuito e a sua insaputa. Vivian infatti è morta nel 2009 quando ancora non la conosceva nessuno; la sua notorietà è arrivata solo dopo che John Maloof, figlio di un rigattiere, ha acquistato, in un’asta immobiliare, un box che conteneva tutti i beni appartenuti alla donna, tra cui un numero esagerato di rullini fotografici mai sviluppati. Maloof intuisce subito il potenziale di quelle foto, le fa circolare su internet, organizza mostre e Vivian Maier diventa famosa. 

Ma lei avrebbe voluto tutto questo? 

Credendo alla ricostruzione che Francesca Diotallevi fa della sua vita penso proprio di no. Vivian era una donna sola, diffidente, gelosa dei suoi spazi. La sua è stata un’infanzia difficile, segnata forse da un abuso sessuale. La macchina fotografica rappresenta un’ancora a cui aggrapparsi e uno scudo da frapporre tra lei e il resto del mondo.

Francesca Diotallevi partendo da poche righe scritte dalla Maier e dalle scarse notizie sulla sua vita ha saputo raccontare una storia assolutamente credibile.

Vivian lavora come tata per la famiglia Warren. La coppia ha due figli e un terzo in arrivo. Lui è un insoddisfatto scrittore di successo, lei tenta di mascherare l'infelicità con del trucco pesante. Vivian osserva tutto, con discrezione e in silenzio. Per comprendere questo suo volersi isolare dal mondo e le difficoltà che ha nel relazionarsi con gli altri, la Diotallevi alterna nella narrazione momenti della vita adulta di Vivian a momenti del passato, come fossero vecchie fotografie. Attraverso questi flashback sapremo come è nato il suo amore per la fotografia, del pessimo amore per la madre, del trasferimento in Francia quando era bambina. La storia di Vivian è una storia di solitudine, di mancanza d’amore, di stanze buie dove rintanarsi e dove accumulare ritagli di giornali. 
“Ho scattato così tante foto per riuscire a trovare il mio posto nel mondo.”
È una storia dolorosa ma che ho amato dalla prima all'ultima pagina perché mi ha permesso di conoscere una fotografa straordinaria. Mentre leggevo questo libro, mentre iniziavo piano piano a conoscere Vivian continuavo a chiedermi cosa avrebbe pensato oggi vedendo con quanta facilità scattiamo foto e ci facciamo selfie con il desiderio sempre più spasmodico di mostrare al mondo i nostri sorrisi radiosi (saranno poi tutti spontanei…Mah!), quello che mangiamo, i posti che visitiamo. Lei che rubava attimi di vita altrui senza la necessità di sviluppare un rullino. Lei che si fotografava riflessa in una vetrina, in un gioco di specchi, o semplicemente immortalando la sua ombra.

La prima cosa che ho fatto appena ho chiuso il libro è stata andare a vedere i suoi scatti ed immaginarla intenta a passeggiare per le strade di New York alla ricerca di un momento perfetto da fermare per sempre.

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