Recensione "Niente caffè per Spinoza" di Alice Cappagli


Niente caffè per Spinoza di Alice Cappagli
Editore: Einaudi - Data di pubblicazione: 5 febbraio 2019 - Pagine: 278



Da piccola giocavo spesso con una ragazzina un po’ più grande di me, che improvvisamente smise di uscire; mia madre mi disse che aveva problemi di salute, stava piano piano perdendo la vista. Questa cosa mi sconvolse molto, tanto da farmi crescere con il timore che sarebbe potuto succedere anche a me. È una paura che mi ha accompagnata per molti anni, e inevitabilmente, leggere il libro di Alice Cappagli ha riportato alla mia mente tanti ricordi.

Con questo preambolo però non voglio scoraggiarvi o indurvi a credere di avere tra le mani una storia triste, perché Niente caffè per Spinoza è un libro delizioso, che affronta con leggerezza (da non confondere con superficialità!) temi importanti e delicati. 

Maria Vittoria ha 42 anni ed è sposata ad un uomo che la mortifica continuamente trattandola come una sguattera e come se non bastasse ha anche una suocera odiosa. Un po’ per riempire una vita vuota e un po’ per non dipendere dal marito, accetta di fare le pulizie in casa di un uomo anziano e non vedente, il Professore, un ex insegnate di storia e filosofia. La donna sembra avere i requisiti adatti, il Professore infatti cerca qualcuno che oltre ad accudirlo sia anche in grado di leggere per lui; Maria Vittoria invece è terrorizzata da questo compito, teme di non esserne capace e si sente inadeguata.
Insieme a loro, una girandola di personaggi squinternati a far da sfondo.

Ho divorato le pagine di questo libro, rendendomi conto di come, molto spesso, i veri ciechi siano le persone che con i loro occhi hanno la fortuna di vedere benissimo.
“Professore, poi mi spiegherà meglio? “
Lui si grattò la testa bofonchiando: “Non dobbiamo volere con ostinazione che le cose vadano come desideriamo, ma desiderare che vadano come vanno”.
Provai a dire qualcosa di decente: “Sarà, ma forse è un po’ rassegnato questo Epitteto”.
“Stoico, stoico”.
“Non si può cavare il sangue dalle rape, giusto? Lo dicono anche al mercato”.
Il Professore mostrerà a Maria Vittoria (ma anche a noi lettori!) con quanta facilità è possibile trovare nella filosofia le risposte ai i problemi della vita di tutti i giorni. I dialoghi tra i due protagonisti sono un elemento importantissimo di questo romanzo. Entrambi impareranno molto l’una dall'altro, la prima smetterà di adattarsi ad un’esistenza che non le appartiene più, il secondo farà pace con un passato in cui era troppo impegnato a vedere ma senza guardare. 

Alice Cappagli ci regala una storia semplice, piena di luce e colori, con l’odore del basilico che solletica il naso e la prepotenza del Libeccio che fa sbattere porte e finestre, ma soprattutto racconta di sentimenti autentici, di complicità, di caffè bevuti di nascosto. Frammenti di una quotidianità che per molti può sembrare banale ma che invece è la vera essenza della vita. Leggere questo libro mi ha fatto star bene come quando ho tra le mani un romanzo della Flagg, in poche parole è terapeutico!

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