Recensione I love shopping a New York di Sophie Kinsella


I love shopping a New York di Sophie Kinsella
Editore: Mondadori - Anno di pubblicazione: 2003 - Pagine: 307



È passato molto tempo dalla lettura del primo libro della serie “I love shopping” di Sophie Kinsella e, non so se da allora sono io ad essere cambiata o se (la sensazione che ho avuto è proprio questa!) è quel genere di libri, che letto uno è come averli letti tutti: nella prima parte Becky entra ed esce da un negozio all'altro accumulando debiti e gag comiche che alla lunga annoiano e nella seconda cerca una soluzione per togliersi dai guai in cui si è cacciata.

Rebecca (Becky) Bloomwood, anche in questo secondo episodio, è alle prese con problemi finanziari causati dal suo insano impulso di comprare l’impossibile. Questa volta poi le tentazioni sono ancora maggiori, perché Becky e il fidanzato Luke si sono trasferiti a New York.
Immaginatela a passeggio per la Grande Mela, davanti a una vetrina di Tiffany, o Gucci o all’interno dei grandi magazzini Saks! Nessuno resisterebbe, figuriamoci Rebecca Bloomwood…
“Non c’è da preoccuparsi, perché siamo in America e lo sanno tutti che i prezzi in America sono molto bassi. È opinione comune, no? Quindi, io parto dal principio che tutto sia veramente un affare”.
Fin qui tutto bene! 
Sorrido, scuoto ogni tanto la testa, bene o male la lettura scorre. Piano piano però l’insofferenza nei confronti della nostra biondina inizia a prendere il sopravvento, le scene diventano ripetitive e la trama banale e scontata. 
L’incapacità che dimostra Becky nel non saper resistere davanti ad un oggetto totalmente inutile e che fondamentalmente non le serve è esasperante. Spesso ho avuto la sensazione che alcune vicende servissero solo come espedienti per ritardare lo sviluppo della trama. 
È vero che ogni tanto c’è bisogno di leggerezza, ma non è il genere di svago che fa per me! 
Becky non ha la passione per lo shopping, Becky è malata, è bugiarda, è superficiale. 
Alla fine, romanzo e protagonista riescono a riscattarsi, per questo mi sento di dargli almeno la sufficienza, ma guardare continuamente le pagine che mancano per poter chiudere un libro non è sicuramente un buon segno perciò dubito che proseguirò con la lettura di altre sue avventure!



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