Recensione "Ferito" di Percival Everett

 



Ferito di Percival Everett

Editore: BEAT – Anno di pubblicazione: 2012 – Pagine: 234



È bello amare qualcosa di più grande di noi senza averne paura. Qualsiasi cosa valga la pena di amare è più grande di noi.



Ispirato da un doloroso fatto di cronaca riguardante il brutale omicidio di un ragazzo omosessuale, Ferito di Percival Everett ci porta nel freddo e indolente Wyoming per raccontarci una storia che trasuda odio e intolleranza.

Sulla quarta di copertina, il romanzo è descritto come “Un trionfo del post-western”. Cosa vuol dire? È ambientato nel west, c’è un ranch, ci sono dei cavalli, ci sono i buoni e i cattivi, ma non è un vero e proprio western, c’è un omicidio, ma non è neanche semplicemente un giallo. E’ un misto di tutto questo e anche qualcosa di più.

Protagonista e voce narrante è John Hunt un ranchero di colore, vedovo, che vive con il vecchio zio Gus e doma cavalli. È un tipo di poche parole, pragmatico, abituato a farsi gli affari propri. Quando Wallace, un suo dipendente, viene arrestato per l’omicidio di un omosessuale cerca di evitare ogni sorta di coinvolgimento possibile. Suo malgrado, però, si ritroverà invischiato in questa storia di crudeltà e pregiudizi, e inizierà a porsi delle domande e a prendere coscienza di quanto, anche tra paesaggi che tolgono il fiato, il male riesca a nascondersi bene, e a crescere e crescere fino ad esplodere.

È il primo romanzo di Everett che leggo e sicuramente non sarà l’ultimo. Mi ha letteralmente conquistata con il suo stile asciutto, essenziale e vagamente ironico. L’ambientazione e le tematiche sociali ricordano un po’ Lansdale, ma la scrittura di Everett è più diretta, scarna e immediata. Il protagonista non è un eroe, ma un uomo semplice come le sue emozioni, che si interroga e mette in discussione le proprie convinzioni. Non c’è la disperata ricerca del lieto fine ma solo la consapevolezza che sentimenti come intolleranza e discriminazione verso tutto ciò che riteniamo diverso da noi, l’incapacità di considerare ogni persona un semplice individuo, a prescindere dal colore della pelle o dall’orientamento sessuale, siano solo determinati da una profonda e radicata ignoranza.

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