Recensione "Malanova" di Anna Maria Scarfò e Cristina Zagaria

 


Malanova di Anna Maria Scarfò e Cristina Zagaria


Editore: Sperling & Kupfer – Anno di pubblicazione: 2010 – Pagine: 193




"Questa è la mia storia. Non è facile scriverla. Né ascoltarla. Decidete ora se volete continuare a sapere. Ma se cominciate, abbiate il coraggio di ascoltare fino in fondo, come io ho avuto il coraggio di vivere quello che vi racconterò. Comincerò dall'inizio. Da quando tutti mi chiamavano 'la bambola'."

Questo libro è nella mia libreria da almeno dieci anni. L’ho preso durante la presentazione organizzata dal blog Corpi Freddi di cui all’epoca facevo parte e ricordo che il racconto di Cristina Zagaria mi scosse molto. Il tema della violenza sessuale è, purtroppo, sempre molto attuale, se ne parla tanto, a volte anche a sproposito, rischiando di dar troppo risalto a qualcuno in cerca di notorietà e perdere di vista invece storie raccapriccianti, come quella di Anna Maria Scarfò.

“Sono una ragazzina. Ho sedici anni. E ho lasciato la scuola. Non ho niente e sono diventata un niente. Ma sono stanca. Sono arrivata al mio punto. Il punto in cui il dolore diventa più forte della paura. Ora è il momento di dire basta, aprire bene gli occhi e rischiare tutto il mio niente. Non torno indietro.”

È lei la Malanova, sua è la testimonianza raccolta da Cristina Zagaria in questo libro che non saprei come definire se non forte, sia per l’argomento trattato, e cioè gli abusi sessuali che Anna Maria ha subito dai 13 ai 16 anni da diversi ragazzi e uomini di San Martino di Taurianova, il paese dove è nata e cresciuta, che per il coraggio e la determinazione che ad un certo punto la ragazza ha avuto, denunciando tutti e mettendosi contro il paese intero. Si, perché quando il coperchio dell’omertà viene alzato, il marcio che c’è dentro esce fuori e per il paese Anna Maria diventa la Malanova, la sfasciafamiglie, la poco di buono che provocava gli uomini alzandosi la gonna in piazza. Tutti schierati contro di lei, o indifferenti al suo dramma, come il parroco. Tutti pronti a calunniarla e difendere i suoi stupratori. Anna Maria è stata privata dell’adolescenza, della possibilità di fidarsi ancora di qualcuno. Porterà per sempre con sé le ferite di una violenza fisica e morale. Oggi, gli uomini che ha denunciato sono stati tutti condannati, compreso il parroco, per falsa testimonianza. Lei però è stata costretta a lasciare la sua casa ed accettare un programma di protezione testimoni come fosse una malavitosa. Tutto questo per poter continuare, nonostante tutto, a vivere!

Impossibile non rimanere scossi dalla storia di Anna Maria Scarfò. Impossibile non chiedersi quale violenza sia peggiore, se quella perpetrata dai suoi aguzzini o l’indifferenza e gli insulti di chi sa e preferisce convivere con un degrado simile.

Mi auguro che oggi Anna Maria possa aver trovato quella serenità per la quale ha lottato.

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