Recensione "Quando eravamo eroi" di Silvio Muccino

 





Quando eravamo eroi di Silvio Muccino

Editore: La nave di Teseo – Anno di pubblicazione: 2018 – Pagine: 236





Il mio istinto lo sapeva che questo libro sarebbe stata una fregatura ma la curiosità è stata più forte. Sui social era un continuo leggere commenti entusiastici, commozione alle stelle, e così, pur non avendo simpatie particolari per Silvio Muccino, il dubbio che magari avrebbe potuto sorprendermi mi è venuto, e invece…l’istinto ha sempre ragione e io ci sono cascata!

Un concentrato di luoghi comuni e banalità, in sintesi questo è il mio giudizio su Quando eravamo eroi.

La storia è di quelle che si leggono velocemente e che all’inizio fanno ben sperare. Alex, Eva, Rodolfo, Melzi e Torquemada sono gli “Alieni”, cinque amici che si scelgono ai tempi della scuola. Ognuno ha un proprio dolore da custodire ed affrontare e insieme si sentono invincibili, almeno fino a quando Alex non decide di andarsene. Lui era il collante, il sole intorno al quale tutti loro orbitavano, quello bello, quello da amare, quello da invidiare. Senza Alex gli Alieni non esistono più, in qualche modo sopravvivono, ma senza riuscire a realizzare i sogni e i progetti che avevano condiviso. Poi dopo 15 anni Alex si rifà vivo, vuole rivedere i suoi amici e dà loro appuntamento nella sua vecchia casa di campagna; finalmente, in un misto tra curiosità, rancore e speranza, gli Alieni sono di nuovo insieme. Ovviamente dietro alla sparizione e poi al ritorno di Alex c’è un mistero che non vi svelerò. La rimpatriata, tolto qualche slancio emotivo, non sarà tutta baci e abbracci. Torneranno a galla vecchie gelosie, qualche incomprensione, insomma, quasi una brutta copia di Compagni di scuola, ma meno corale, perché in questa storia tutto ruota intorno ad Alex.

Per quanto mi riguarda questo libro ha un solo pregio (anzi due, salvo la dedica della mia amica Cristina che me lo ha regalato!), quello di avermi ricordato le emozioni tipiche dell’adolescenza, quella sensazione di invincibilità, spensieratezza e illusione che inevitabilmente crescendo perdiamo. Il resto l'ho trovato tutto troppo esagerato. Personaggi talmente stereotipati da risultare caricature, una trama (mi ripeto) banale e scontata e una scrittura perfetta per un pubblico adolescente, piena di frasette da sottolineare e trascrivere nel diario, una su tutte “Ti amo così tanto che non mi basta averti. Vorrei essere te”, a me solo l’idea di associare l’amore al possesso fa accapponare la pelle!

Sempre il mio istinto mi dice che questa storia potrebbe diventare un film…



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